domenica 1 marzo 2009

il giornalino di Natale



A GESU’ BAMBINO

di Umberto Saba


La notte è scesa
e brilla la cometa
che ha segnato il cammino.
Sono davanti a Te, Santo Bambino!
Tu, Re dell’universo
ci hai insegnato
che tutte le creature sono uguali,
che le distingue solo la bontà,
tesoro immenso,
dato al povero e al ricco.
Gesù, fa’ ch’ io sia buono,
che in cuore non abbia che dolcezza.
Fa’ che il tuo dono
s’accresca in me ogni giorno
e intorno lo infonda,
nel Tuo nome.


Giotto – Natività
Nel luogo – la città di Padova – in cui la concezione spaziale di Giotto raggiunge piena maturazione, la Cappella degli Scrovegni ci consegna una serie di mirabili rappresentazioni della vita di Cristo, disposte lungo due registri paralleli in modo da creare efficaci rispondenze.Ispirate ai Vangeli, sia pure integrati da spunti tratti dal “Protovangelo” di Giacomo e della “Legenda aurea” di Jacopo da Varazze, esse rivelano un uso assai avveduto della prospettiva, tale da fornire definitiva smentita della fortunata tesi che ascrive al Medioevo un uso soltanto empirico ed approssimativo della medesima.L’episodio della “Natività” (rappresentato in copertina) rievoca il noto racconto della nascita di Gesù (“Maria pose il fanciullo nella mangiatoia e il bue e l’asino lo adorarono”, Pseudo Matteo, 13-14), ponendo al centro della scena, in primo piano, proprio la Madonna nell’atto di deporre il Bambino nella mangiatoia, all’interno di una capanna ben inserita nello spazio. Insolitamente, l’asino affianca il bue spuntando anch’esso da sinistra e Giuseppe è accovacciato. Accanto a lui, nella medesima posizione, le pecore, mentre i pastori dialogano con l’angelo e fissano un’immagine d’intensa spiritualità, destinata ad una lunga fortuna presso i seguaci di Gesù.Si tratta di un’opera d’autentica poesia, che interpreta con delicatezza ed umanità il racconto sacro. Commovente l’espressione sognante di Giuseppe, cui fa da inconsueto “contraltare” il vivace dinamismo degli angeli che volteggiano nel cielo.


Stella di Natale alle mandorle

Ingredienti:

Per la pasta:
4 tuorli d’uovo
4 cucchiai di acqua tiepida
100 gr di zucchero semolato
1 fialetta di aroma alla mandorla
30 gr di zucchero al velo vanigliato
4 chiare d’uovo
50 gr di zucchero semolato
70 gr di margarina vegetale in crema
70 gr di farina bianca
70 gr di amido di frumento
1 bustina di vanillina
1 bustina in polvere lievitante vanigliata

Per la crema di farcitura:
100 gr di mandorle macinate finissime
200 gr di zucchero al velo
200 ml di panna da montare vegetale già zuccherata
4 chiare d’uovo
200 gr di mascarpone
200 ml di crema pasticcera già pronta (o fatta in casa)

Per la copertura:
10 gr di mandorle in lamelle
200 gr di marmellata di albicocche


Preparazione:

Montare a neve gli albumi con 50 gr di zucchero ed aggiungere la vanillina. Montare a schiuma i tuorli delle uova con l’acqua calda ed aggiungere gradatamente l’aroma alla mandorla, lo zuccheri semolati, lo zuccheri al velo vanigliato. Mescolare insieme la farina con l’amido di frumento, ed unire anche il lievito per dolci.
Setacciare il composto di polveri sulla crema di tuorli ed amalgamare bene senza che si formino grumi. Unire per ultimi i tuorli montati a neve e versare il composto in uno stampo a stella precedentemente imburrato ed infarinato e cuocere in forno a 175° per 30 minuti.
Quando la torta è pronta sfornarla e farla raffreddare.
Nel frattempo preparare la farcitura. Montare lievemente le chiare ed unirvi lo zucchero al velo e le mandorle, precedentemente mescolati tra loro, mescolare bene il tutto, quindi unire la panna liquida e la crema pasticcera setacciata. Setacciare anche il mascarpone ed unirlo alla crema.Tagliare la torta in tre strati, farcire il primo strato con metà della crema e coprirlo con l’altro strato; quindi farcire anch’esso con l’altra metà della crema e ricoprirlo con l’ultimo strato di torta. Ricomporre il dolce e coprirlo interamente con la marmellata setacciata e riscaldata. Fare aderire lungo i bordi e sulla superficie tutte le mandorle in scaglie




Il Natale
La festa della Natività di Gesù è divenuta la maggior festa ufficiale della cristianità solo in tempo relativamente recente.

Il Natale è la festività cristiana che celebra la nascita di Gesù Cristo, figlio della Vergine Maria. Cade il 25 dicembre (il 7 gennaio nelle Chiese orientali, per lo slittamento del calendario giuliano).

Il termine italiano Natale deriva dal latino Natalis che significa “natalizio, relativo alla nascita”.

Secondo il Vangelo di Luca, Gesù nacque da Maria a Betlemme, dove lei e suo marito Giuseppe si recarono per partecipare al censimento della popolazione organizzato dai Romani.

Le sue prime tracce come festività cristiana si incontrarono solo intorno al terzo secolo dopo Cristo e il suo definitivo affermarsi solo a metà del quarto secolo.

L’osservanza della festa natalizia fu introdotta in Antiochia solo verso il 375 d.c. e in Alessandria solo dopo il 430.

Secondo il calendario liturgico cristiano è una solennità di livello pari all’Epifania, Ascensione e Pentecoste ed inferiore alla Pasqua (la festività più importante in assolto) e certamente la più popolarmente sentita, soprattutto a partire dagli ultimi due secoli, da quando è divenuta la festa in cui ci si scambia i regali e più si sta in famiglia.

Sul Natale in quanto festa cristiana sono state scritte decine e decine di poesie, racconti, canti popolari, filastrocche, ninne nanne e molto altro.

Per i suoi discepoli la nascita o natività di Cristo è stata preceduta da diverse profezie secondo cui il Messia sarebbe nato dalla casa di Davide per redimere il mondo dl peccato.

Questa è la storia del Natale: è bella, poetica, creata dagli uomini per far posto ad un poco di speranza e di letizia anche nel cuore dell’inverno più duro, quando sembra che tutto sa morto e sterile e invece il seme comincia a germinare nella terra e ha inizio la rivoluzione delle stagioni e la rapida, felice corsa dei giorni verso la fioritura di primavera.



(articolo di Cecilia Costa)


Davide, l'eletto di Dio

In ebraico Davide significa “il diletto”, “l’amato”, ed egli fu, in effetti, l’oggetto del favore divino: “Egli edificherà una casa al mio nome ed Io renderò stabile per sempre il trono del suo regno. Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio. Se farà il male, lo castigherò con verga d’uomo … ma non ritirerò da lui il mio favore”. (2 Samuele 7, 13-15)
Il primo libro di Samuele narra le vicende della giovinezza di Davide e della sua ascesa al trono d’Israele.
Ultimo dei figli di Iesse, pastore di Betlemme, il più gracile e, fatto ancor più grave nel mondo ebraico, rosso di capelli, fu scelto da Samuele, inviato dal Signore ad ungere un nuovo re poiché Saul era caduto in disgrazia.
Davide andò alla corte del re, del quale divenne musico e scudiero, e spesso ne calmava l’ira suonando l’arpa.
Ancora giovinetto, armato di una fionda, affrontò ed uccise in duello il gigantesco filisteo Golia, decidendo così le sorti della guerra.
Questo ed altri successi suscitarono però la gelosia di Saul, tanto che fu costretto ad abbandonare la corte.
David per alcuni anni andò errando nel deserto di Giuda con pochi valorosi e fidi compagni, e si mise anche al servizio dei filistei, pur non combattendo mai contro il suo popolo.
Alla morte di Saul, la tribù di Giuda lo elesse re nella città di Hebron; e pochi anni dopo, fu eletto re di Giuda e di Israele.
Conquistò Gerusalemme e ne fece la capitale del suo regno, recandole prestigio, trasportandovi l’Arca dell’Alleanza.
David dimostrò tuttavia un carattere debole: fu travolto dal desiderio del potere assoluto, e non seppe imporsi negli intrighi delle sue numerose donne e dei loro figli.
Durante la guerra contro gli Ammoniti, il re intrecciò una relazione adulterina con Betsabea, moglie del generale Uria. Quando Betsabea si accorse di essere incinta, Davide fece di tutto e ci riuscì ad uccidere il marito.
“E passato che fu il lutto, Davide mandò a prenderla e la tenne con sé, ma l’azione che aveva compiuto dispiacque molto al Signore. Allora questo mandò a Davide il profeta Natan …… Il Signore da parte sua a perdonato il tuo peccato: tu non morrai; ma il figlio che ti è nato, poiché hai oltraggiato il Signore con tale colpa, morrà senza dubbio”.
(2 Samuele 11-12).
Il bambino poco dopo la nascita morì e Davide, ormai pienamente consapevole del suo errore, scrisse uno dei salmi più belli, grande espressione di fede ed, insieme, grande opera di poesia, il Salmo 50, chiamato anche il “Miserere” dal primo verso nella traduzione latina: “Miserere mei domine, secundum misericordiam tuam”.
A settant’anni, dopo quarant’anni di regno, Davide morì lasciando a Salomone la realizzazione del suo sogno più grande: il Tempio di Gerusalemme.
Davide fu autore di un gran numero dei componimenti poetici del biblico Libro dei Salmi. I Salmi di Davide sono, nel loro insieme, un’eccezionale opera di poesia per la profondità del pensiero e della fede che vi viene espressa e per la freschezza delle immagini utilizzate. Davide è comunemente ritenuto, sia dal mondo ebraico sia dal cristianesimo, la prefigurazione del Messia, l’unto del Signore.




Paolo, apostolo di Gesù Cristo

Sabato 28 giugno 2008 il papa Benedetto XVI con la partecipazione starodinaria di Bartolomeo I (primate ortodosso), ha indetto un anno santo dedicato alla memoria di Paolo, l’apostolo delle genti. In quell’occasione molti fedeli della parrocchia di Mamiano erano presenti a quell’evento celebrato in Roma nella basilica di San Paolo fuori le mura.

Paolo nasce con ogni probabilità tra il 5 e il 10 della nostra era a Tarso , sulla costa dell’Asia Minore nella regione delle Cilicia, dove vivevano molti giudei dispersi fuori dalla Palestina nei territori dell’impero romano. Ebreo e figlio di ebrei, Paolo appartiene alla tribù di Beniamino. Il suo nome è Saulo, il “desiderato”, è cittadino romano di nascita e cresce a contatto con la cultura romana e greca. Vive all’interno di una comunità giudaica che ha nella sinagoga il maggior luogo di culto, è orgoglioso di essere giudeo e di appartenere al popolo d’Israele.

Ancora adolescente, Paolo è inviato dai suoi genitori nella città santa di Gerusalemme. Nella capitale del giudaismo si forma alla scuola del famoso rabbino Gamaliele, dove impara a penetrare il significato della Scrittura e della Legge. In questo periodo entra a far parte del gruppo dei farisei. La giovane età, il carattere impetuoso e la formazione ricevuta fanno di Paolo un accanito sostenitore della religione e delle consuetudini giudaiche, nonché un acerrimo nemico di tutto ciò che vi si oppone. Per questo odia i cristiani, infatti è al fianco dei carnefici che lapidano Stefano e , successivamente a capo di fanatici che si recano a Damasco per dare la caccia i cristiani di quella città. Mentre sta camminando verso Damasco, Paolo, avvolto da una luce che viene dal cielo, cade a terra e sente una voce che gli dice: “ Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” alla domanda di Paolo: “Chi sei o Signore”, la voce risponde: “io sono Gesù che tu perseguiti”. La conversine di Paolo è un’esperienza personale che possiamo conoscere soltanto attraverso le spiegazioni e le descrizioni che egli stesso ci ha dato. Paolo è stato “conquistato” da Gesù, il risorto. Ha capito di essersi incontrato con Lui.

E’ un avvenimento così importante che egli ricorda anche l’ora in cui è avvenuto: verso mezzogiorno.

La luce del Cristo risorto avvolge il persecutore trasformandolo in apostolo. Dio realizza in Paolo una nuova creazione. Il nemico della chiesa del Signore incontra il Signore della chiesa; la scoperta del Cristo coincide per Paolo con la scoperta che perseguitare la chiesa equivale a perseguitare Gesù. Una grande luce inonda il suo cuore. A partire da quell’istante, due grandi amori ispireranno la sua vita e la sua attività: Gesù Cristo e la chiesa. Lo stesso fuoco interiore che aveva animato gli antichi profeti lo spingerà a gridare ai quattro venti la grande notizia della risurrezione di Gesù, lavorando per far nascere la chiesa in tutto il mondo. Questo significò vent’anni di viaggi quasi continui in cui Paolo fondò numerose chiese conservando legami speciali con le comunità d’Antiochia, di Filippi, di Tessalonica, di Corinto, Efeso, e Roma. In questi vent’anni egli sopportò ogni sorta di disagi, con sofferenze fisiche e spirituali. Il resoconto che ne dà in 2 Corinzi 11, 24-28 è molto eloquente: “Cinque volte ho ricevuto le trentanove frustate dagli Ebrei; tre volte sono stato bastonato dai Romani; una volta sono stato ferito a colpi di pietra; tre volte ho fatto naufragio, e una volta in balia delle onde. E ancora: lunghi viaggi a piedi, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli da parte degli ebrei e dei pagani, pericoli nelle città, nei luoghi deserti e sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli. Ho sopportato duri lavori ed esentanti fatiche; ho trascorso molte notti senza poter dormire; ho patito la fame e la sete; parecchie volte sono stato costretto a digiunare. Sono rimasto al freddo e non avevo di che coprirmi. E, oltre tutto questo, ogni giorno ho avuto il peso delle preoccupazioni per tutte le comunità…”

Paolo, prigioniero a Roma, scrive all’amico Timoteo: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede”.

Secondo la tradizione Paolo muore a Roma intorno al 67 durante la persecuzione dell’imperatore Nerone e viene sepolto lungo la Via Ostiense.


(articolo di Lanzi Riccardino)





La via francigena


Vedi testo già inserito in “eventi 2008”

(articolo di Luca Amoretti)

W la scuola di Traversatolo


Siamo Martina e Alessandro e frequentiamo la classe 1 A dell’Istituto Tecnico di Traversatolo.

Noi siamo felici e vogliamo dirlo a quei nostri amici che dovranno scegliere la Scuola Superiore.

In questa scuola noi ci sentiamo importanti, abbiamo la possibilità di dialogare con gli adulti e ci facciamo molti amici, le lezioni sono molto interessanti, gli insegnati spiegano bene e se non capiamo ci aiutano.

I nostri compagni più grandi ci dicono che sono ben preparati, anche per andare all’Università e se vorranno lavorare sanno che troveranno presto occupazione.

Una cosa molto bella e che i nostri professori si preoccupano anche di aiutarci a progettare, la nostra vita in modo da tirar fuori tutte le cose belle che abbiamo dentro di noi.

Inoltre non vi nascondiamo che avere una scuola vicino a casa è fortuna perché utilizziamo il tempo libero in altre attività interessanti e non facciamo …levatacce.



Martina Mazza e Alessandro Schianchi







PARROCCHIA SAN BIAGIO IN MAMIANO


Don Andrea Avanzini Amministratore parrocchiale
E-mail: donbaloo@libero.it

Per informazioni rivolgersi a Vittorio Boschi
Via Argini 27 - Mamiano



Prossimi appuntamenti:

- martedì 20 gennaio - Festa dei rezdor
messa ore 11.00 e ore 19.00

- martedì 3 febbario - Festa di San Biagio nostro patrono
messa ore 11.00 e ore 19.00

- domenica 12 aprile - S.Pasqua
messa ore 11.30

- domenica 26 aprile - Prima comunione
messa ore 11.30

- domenica 10 Maggio – Cresima
messa ore 11.30

- sabato 27 giugno (o venerdì 26)
messa ore 19.00 e festeggiamenti per il cinquantesimo della fondazione della Scuola Materna “Madonna di Fatima”






Ringraziamenti

Anche quest’anno vogliamo ringraziare di vero cuore tutti coloro che, in vari modi, collaborano per la riuscita delle attività della parrocchia.

Un grazie anticipato anche a chi, con le offerte, ci consente di portare avanti progetti rivolti ai giovani come l’acquisto delle divise sportive della nostra squadra parrocchiale di calcio e il presente che viene consegnato ai “rezdor” in occasione della loro festa.

Tanti auguri di Buon Natale e di tanta serenità.


I vostri giovani