lunedì 13 aprile 2009

Giornalino di Pasqua



Beato Angelico
Noli me tangere
(1438-1446 circa)
Convento di San Marco, Firenze.
L’opera L’affresco realizzato dal Beato Angelico nel Convento di San Marco, a Firenze (cella 1) rappresenta la Maddalena in ginocchio, con alle spalle il sepolcro aperto; intorno il giardino con alberi e fiori dipinti con grande ingenuità e grazia. Il Risorto appare in una figura bianca, spirituale nel suo passo, cammina sfiorando la terra. Gesù Risorto non respinge Maddalena; le rivolge il gesto lieve della mano. «Si vedono le due mani della Maddalena e la mano di Gesù che frena: che è l’immagine che abbiamo sempre dato del possesso verginale, che tende alla totalità. Ma fino a quando questo tendere alla totalità è a una spanna dal muso dell’altro, veramente si possiede, molto di più che neanche se ci si avventasse sul muso» (L.Giussani, Il tempo e il tempio).

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PREGHIERA SILENZIOSA
Aiutami, o Signore risorto,
a sorridere alla Pasqua che celebriamo,
a non pensare a ciò che ho lasciato,
ad essere felice di ciò che ho trovato.
Aiutami, o Signore risorto,
a non volgermi indietro perché l’ieri non c’è più
se non come briciola di lievito per il pane di oggi.
Aiutami a sorridere alla vita che avanza,
sempre così ricca di sorprese e di novità.
Aiutami a sorridere alla poesia che canta nel cuore
Per spingermi alla ricerca di spazi sconfinati.
Aiutami, o Signore risorto, a sorridere ai tentativi che compio
per essere e restare creatura nuova.
Aiutami, o Signore, che sento vivo dentro di me,
perché ora so che, se vengo e sto con te, ogni giorno è Pasqua,
ogni giorno è «primo mattino del mondo».
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LA RICETTA DI PASQUA

ZUCCOTTO PASQUALE

Per lo zuccotto:
· 1 pan di Spagna da cm 24 di diametro
· 400 g di panna fresca
· 40 g di cioccolato fondente
· 40 g di canditi misti a dadini
· acqua di fior d'arancio
· Grand Marnier
Per la glassa e per completare:
· 300 g di cioccolato fondente
pasta di mandorle (marzapane): 200 g gialla, 200 g verde
· Tagliate tutto il pan di Spagna in fette rettangolari di circa cm 1 di spessore, quindi dividete ogni fetta a metà, cioè in due triangoli
· Pennellate di Grand Marnier uno stampo a forma d'uovo, e, successivamente, rivestitelo con le fette di pan di Spagna, sistemandole, una di seguito all'altra, con le punte convergenti rivolte al centro dello stampo. Spruzzatele quindi con una bagna preparata con acqua e Grand Marnier in parti uguali
· Per la farcia, montate la panna, aromatizzatela con un cucchiaio di acqua di fior d'arancio quindi mescolatela con i dadini di canditi e con il cioccolato fondente sminuzzato a mano
· Versate la farcia nello stampo preparato, coprite con altre fette di pan di Spagna, pennellate anche queste di bagna, quindi passate in frigo almeno per 4 ore e, intanto, temperate il cioccolato: riscaldatelo a bagnomaria fino a 45° poi, mescolandolo, raffreddatelo fino a 27° e, infine, riportatelo a 30°
· Con un filo di cioccolato temperato, fatto uscire da un cornetto per decorare, guarnite con un disegno a griglia il dolce appena sformato
Spruzzate poche gocce di acqua fredda nel cioccolato rimasto, poi lavoratelo con una frusta per renderlo denso e cremoso; raccoglietelo in una tasca con bocchetta spezzata e decorate il centro dell'uovo con un nastro spesso, che chiuderete con il fiocco di marzapane verde.

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FATIMA

Il 13 luglio 1917 tre giovani fanciulli, figli di modesti pastori, sostennero di aver avvistato ed interloquito con la Santa Vergine Maria, dando inconsciamente vita a uno dei più discussi ed inesplicabili misteri della religione cattolica.
Per un certo periodo di tempo i misteri rimasero noti solamente ai tre pastorelli, ma nel 1919 a causa di sconcertanti eventi, quali il decesso di Francisco e di sua sorella, Giacinta, morta per la spagnola, l’unica ad essere a conoscenza dell’oscuro segreto rimase la piccola Lucia.
La prima rivelazione emerse da un riassunto delle apparizioni, scritto da Suor Lucia su invito del Monsignor Josè Alves Correra de silva.
Lucia spiegava che l’unico segreto, rivelato a lei il 13 luglio di 24 anni prima, era in realtà diviso in tre parti, di cui però, la terza non si sarebbe ancora potuta svelare.
Di conseguenza Lucia diede al vescovo solo le prime due parti del segreto, che furono pubblicate da Pio XII nel 1942, in occasione della consacrazione del mondo al Sacro Cuore Immacolato di Maria.
La terza parte del segreto venne scritta da Suor Lucia il 3 gennaio 1944 ed affidata al vescovo di Leiria, che la consegnò a Pio XII.
Il terzo segreto, su indicazione di Suor Lucia, avrebbe dovuto essere rivelato dopo il 1960, ma Giovanni XXIII e i suoi successori, ritennero opportuno non rivelarlo pubblicamente, poiché avrebbe creato troppo scalpore.
Fu Giovanni Paolo II che il 13 maggio
2000, in occasione della beatificazione di Giacinta e Francisco, dichiarò di voler divulgare il segreto.
Nella prima visione gli esperti deducono un’allusione all’inferno, un luogo macabro e spaventoso, abitato da demoni deformi che torturano sadicamente le anime dei dannati.
In contrapposizione alle terre lucenti e dolci del Paradiso l’”infernus”è un’informe mare di fuoco, elemento nocivo ad ogni essere vivente.
A proposito della seconda parte del segreto Lucia racconta di un colloquio tra i tre fanciulli e la Madonna, la quale dice loro di una conflitto ancora più rovinoso e degradante di quello che in quel momento stava incombendo in tutto il mondo e, per impedirla, verrà lei in persona reclamare la consacrazione della Russia al Suo Cuore Immacolato.
Inoltre dice che Dio manderà un “grande segno”, cioè una notte illuminata da un’insolita luce sconosciuta che darà inizio all’epico conflitto.
Questo “grande segno” si può ricondurre ad un’inspiegabile chiarore notturno descritto nella notte tra il 25 ed il 26 gennaio 1938 da testimoni di quell’epoca.
Il terzo segreto, rivelato solo nel 2000, è stato interpretato come riguardante principalmente la persecuzione dei cristiani fino al tentativo di uccisione di un «vescovo vestito di bianco» che i veggenti di Fatima ebbero il presentimento che fosse il Santo Padre.
Come in effetti è successo a papa Giovanni Paolo II, che, durante una parata del 1981, è stato salvato dal dirottamento della pallottola sparata da un fanatico turco e diretta al suo cuore da parte della Madonna.
La storia che tutti conosciamo o per lo meno abbiamo sentito dire o solamente accennare termina con questo miracolo, ma ne siamo proprio certi?
Si racconta infatti di studiosi che basandosi sul diario segreto tenuto da Suor Lucia nei sui ultimi anni di vita ritengono di aver portato alla luce una traccia di quello che in effetti dovrebbe essere il vero terzo segreto.
Nella sua interezza infatti, il messaggi conterrebbe parole terribili sulla crisi della fede, sul tradimento di parte della gerarchia, sugli eventi catastrofici che attenderebbero la chiesa, e con essa, tutta l’umanità.
Queste, però, sono solamente teorie che certi studiosi della religione cattolica hanno personalmente elaborato.
C'è chi come loro la pensa in questo modo, ma un’altra consistente parte crede che con l’ultima rivelazione il mistero di Fatima si sia esaurito.
Solo Suor Lucia ed i suoi due compagni erano a conoscenza della verità e molto probabilmente quest’ultima si è persa con la loro scomparsa.

(Nicola Ferri)
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E’ RISORTO.

La notte di Pasqua le chiese risplendono di luci e risuonano di canti. La luce del cero pasquale ricorda che Gesù è risorto e che è Lui la luce vera della nostra vita. Il canto dell’alleluia (parola ebraica che significa “lodate Dio”) esprime la pienezza della gioia pasquale; l’assemblea dei cristiani canta a Dio e lo ringrazia perché Gesù è morto e risorto per noi. La risurrezione del Cristo è mistero di fede: solo Dio è più potente della morte e solo Lui è padrone della vita. La risurrezione di Gesù è un avvenimento realmente accaduto e a noi tramandato dai testimoni del Risorto: le pie donne (Salomè, Maria di Magdala e Maria madre di Giacomo), gli undici apostoli (compreso Tommaso), i discepoli di Emmaus e, come ci dice S.Paolo, almeno 500 uomini (1Cor 15,5).
In quel mattino, del primo giorno della settimana, Maria di Magdala e le pie donne che stavano andando a completare l’imbalsamazione del corpo di Gesù (sepolto in fretta la sera del Venerdì Santo a causa del sopraggiungere del Sabato, la Pasqua ebraica), furono le prime messaggere della risurrezione di Cristo.”Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui è risuscitato”(Lc 24, 5,6). La scoperta da parte dei discepoli (per primi Pietro e Giovanni), è il sepolcro vuoto. L’assenza del corpo di Cristo è stato il primo passo verso il riconoscimento dell’evento della risurrezione. Il discepolo “che Gesù amava” (Gv 20,2) afferma che, entrando nella tomba vuota e scorgendo “le bende per terra”(Gv 20,6), “vide e credette”. Ciò suppone che egli abbia constatato, dallo stato in cui si trovava il sepolcro vuoto, che l’assenza del corpo di Gesù non poteva essere opera umana e che Gesù non era semplicemente ritornato ad una vita terrena come era avvenuto per Lazzaro.
La fede della prima comunità dei credenti è fondata sulle testimonianze di tutto quello che è accaduto in quelle giornate pasquali. Su questa esperienza del Signore risorto si basa anche la nostra fede; la nostra speranza infatti è una Persona: Gesù, il Crocifisso, il Risorto. Lui ci ama e la sua crocifissione è la misura del suo amore per noi. Ricordiamo ciò che ha detto attraverso il suo profeta: ”sul palmo delle mie mani io ho scritto il tuo nome...Tu sei mio”. Per ciascuno di noi, per la storia umana e per tutta la creazione la vita è trasformata; nel Cristo, che dopo la sua risurrezione sarà sempre con noi, c’è l’attesa di quel mondo nuovo ed eterno nel quale saranno vinti il dolore, la violenza, la morte e il creato risplenderà nella sua straordinaria bellezza. Noi cristiani desideriamo vivere già oggi secondo queste promesse e mostrare il disegno di un’umanità rinnovata, in cui tutto appaia trasformato. In questa luce, vogliamo vivere gli affetti e la famiglia come segno dell’amore di Dio; il lavoro e la festa come momenti di un’esistenza compiuta; la solidarietà che si china sul povero e sull’ammalato come espressione di fraternità; il rapporto fra le generazioni come dialogo volto a liberare le energie profonde che ciascuno custodisce dentro di sé, orientandole alla verità e al bene.
(L.R.)

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STORIA DI UN SANTO

In questo numero, vorrei parlarvi di un Santo che tutti abbiamo veduto tante volte. Chi non ricorda l’immagine austera di un “vecchio”,che con un segno di croce, salva un ragazzino a cui si era conficcata una lisca di pesce in gola? Sì, lo so, è dal 23 di dicembre che non lo vediamo, ma non per questo lo abbiamo dimenticato.
San Biagio è sempre al suo posto, ritto, sveglio, con il solito sguardo premuroso di chi sa che può guarire.
Oltre all’immagine, però, vorrei darvi qualche notizia più dettagliata su chi era e sulla sua vita.
Biagio, vescovo di Sabaste in Armenia (che l’atlante mi dice situata fra la Turchia e la Russia), morì martire agli inizi del ’300.
Senza dubbio, aveva avuto in dono dal Signore il Carisma della guarigione: operando tanti miracoli viene invocato in tanti casi di malattia, ma soprattutto per quelli riguardanti la gola.
Mi piace ricordare un miracolo molto particolare: Una vedova era stata derubata, da un lupo, del suo unico maialino. Il Santo intercede per lei e il piccolo animale ritorna sano e salvo dalla sua padrona. La donna riavuta la sua bestia, in segno di riconoscenza, portò cibo e candele al Santo, che commosso le disse: “ Offri ogni anno una candela alla chiesa che sarà innalzata in mio nome e avrai molto bene e nulla ti mancherà”.
Come sarebbe bello, che anche noi facessimo con tanta fede la stessa piccola offerta nella nostra chiesa.
Vi dico che il Santo non tarderebbe ad esaudirci, proprio perché siamo di Mamiano e Lui sa di essere il nostro protettore.
Quanto amore, quanta salute, quanta serenità potrebbe donarci, ma prima ci occorre la chiesa, perciò, noi giovani, da questo numero fin quando non avremo l’edificio ristrutturato, dedicheremo uno spazio apposito proprio per questa richiesta.
CON FEDE, TI CHIEDIAMO SAN BIAGIO DONACI UNA NUOVA CHIESA
Il Santo è ricordato come protettore degli animali in Germania “l’acqua di San Biagio” veniva data al pollame, perché non fosse sgozzato dalle volpi; è detto Santo dei fidanzati in Francia perché, nel giorno del suo ricordo 3 febbraio, le ragazze chiedevano una sua intercessione per trovare marito.
Siamo proprio fortunati ad avere un Patrono così, intercede per la nostra fede, ci guarisce, ci garantisce il cibo e ci conduce al matrimonio; pensateci bene sono i punti saldi per la felicità.
(G. B. )
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TUTTI I GIORNI LO STESSO VIAGGIO

Tutti i giorni lo stesso viaggio, andata e ritorno, Mamiano Traversetolo, Traversetolo Mamiano.
Solito tragitto, solito panorama, solite facce.
Nulla di particolare, ma qualcosa di irrinunciabile.
Alla mattina quando ancora la sonno la fa da padrona, lunghi silenzi.
Accompagnano il tragitto,si guarda dal finestrino il giorno che inizia. Si pensa un po' confusamente alla prima ora di lezione, si ripassano mentalmente le materie, si programma un po' la giornata.
Si vedono per strada quasi sempre le solite persone, chi alla fermata di un autobus, chi davanti ad un bar, chi in attesa dell'apertura di un negozio o di una fabbrica. I paesi cominciano a muoversi.
In pochi minuti arriviamo a Traversetolo, abbiamo scambiato solo qualche battuta con il nostro vicino di posto, l'appuntamento e' per il viaggio di ritorno.
Arriva quel momento dopo alcune ore, tutt'altro ambiente, tutt'altro clima all'interno del pulmino ormai logoro dai tanti chilometri percorsi.
Si ride,si scherza, si parla. Il silenzio della mattina e' un ricordo.
Il tragitto del ritorno si vorrebbe non finisse mai, e' un'allegra compagnia.
I paesi che attraversiamo un po' assomigliano a noi, la giornata e' in
piena attivita' anche il traffico
e' notevolmente aumentato, siamo in pieno giorno.
Iniziamo in modo lento e graduale a perdere passeggeri, siamo giunti a
destinazione, il rumore e il frastuono si fa sempre meno intenso. Ci siamo ora tocca me scendere, quasi mi dispiace un poco, se ne andata una parte della mia giornata,ora mi rimane quella dello studio in completa solitudine.
Peccato, ma non dovrò dispiacermi più di tanto, domani si ricomincia e, se anche sempre uguale, sarà sempre divertente.

(Martina Mazza)





BUONA PASQUA A TUTTI